Quasi per paradosso, l’opera alla memoria eterna del grande scultore ha conosciuto, fin da principio, vicende conservative alquanto avverse. Meta immancabile per estimatori e curiosi il Monumento al Canova iniziò infatti a manifestare segni di decadimento a soli vent’anni dalla sua inaugurazione. I primi a presentare segni di alterazioni furono i gruppi scultorei e la gradinata, realizzati con marmo di seconda scelta, in cui le discromie, già denunciate in fase di lavorazione, venata e macchiata (De Fabris 1826), si aggravarono ulteriormente in seguito dalla comparsa di macchie di ruggine, dovute alla corrosione degli elementi metallici di ritenuta, cui seguirono, repentinamente, fratture e sconnessioni delle lastre di rivestimento in lumachella del basamento, conseguenti agli assestamenti del masso di fondazione, che insite su un terreno di riporto, meccanicamente poco resistente e molto permeabile alla risalita capillare. Parzialmente interessato dai grandi lavori di restauro che coinvolsero la chiesa alla fine del secolo, il Monumento subì un progressivo aggravamento delle condizioni conservative, come ben documentano le testimonianze fotografiche del novecento. I primi interventi di restauro attestati risalgono solo all’ultimo decennio del XX secolo: volti alla manutenzione del rivestimento lapideo della piramide, e al consolidamento dei gruppi scultorei e delle fodere della platea basamentale, non arresteranno di fatto il progredire delle patologie di degrado in atto. A partire dal 2010, grazie al sostegno offerto dalla Venice in Peril Fund, comitato inglese dell’Associazione Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia, fu avviata, con il coinvolgimento delle Soprintendenze competenti, una campagna di studi e progetti preliminari all’avvio dell’intervento di restauro attualmente in corso.

You may also like

Back to Top